sabato 29 ottobre 2016

30 Ottobre - Solennità di Cristo Re


Oggi si festeggia la Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, universorum Rex, cioè Re di tutti e di tutte le cose, e non solo Re dell'universo, come l'ha declassato la Festa di Cristo Re nel nuovo Ordinamento liturgico, che indebolisce la dimensione storica, immanente del Regno.

Dalle S. Scritture possiamo facilmente ricavare lumi su tutte le sue funzioni, ruoli, appellativi: Redentore, Figlio di Dio, Dio-con noi;  Sacerdote, Profeta e Re;  Salvatore oggi, Giudice domani.

Nell'Anno Liturgico dell'Ordo Antico, e a suo coronamento, la Festa cade oggi, ultima Domenica prima della Festa di Tutti i Santi, che tali sono in virtù di Lui.

O ter beata civitas
Cui rite Christus imperat,
Quae iussa pergit exsequi
Edicta mundo caelitus!”

(“O tre volte beata la società, cui Cristo legittimamente comanda, che esegue gli ordini che il cielo ha impartito al mondo!”).

Il Regno Dio e del Suo Verbo si estende su tutte le cose. L'Universo è costituito da realtà immanenti (o temporali) e trascendenti. Ovvio che le prime debbano essere ordinate alle seconde.

Ecco cosa ci ricorda la Quas primas di Pio XI:

"Che poi questo Regno sia principalmente spirituale e attinente alle cose spirituali, ce lo dimostrano i passi della Sacra Bibbia sopra riferiti, e ce lo conferma Gesù Cristo stesso col suo modo di agire". Tuttavia - prosegue il Sommo Pontefice - "sbaglierebbe gravemente chi togliesse a Cristo Uomo il potere su tutte le cose temporali, dato che Egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio".
Dunque, se la regalità temporale di Cristo, al pari di quella spirituale, si esercita su tutte le cose, essa riguarda non soltanto l'individuo (regalità individuale), ma anche l'insieme degli individui, vale a dire la società (regalità sociale). 
Ne consegue che le istituzioni sociali hanno nei confronti di Cristo gli stessi doveri dell'individuo singolarmente considerato: devono riconoscerlo, adorarlo e sottomettersi alla sua santa Legge. "Né v'è differenza fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli".

Che poi questo nella realtà, e soprattutto in quella di oggi, non accada è un grave 'vulnus' per il mondo, che la Chiesa dovrebbe aiutare a risolvere.


…”Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme coi loro popoli”…

…“La celebrazione di questa festa [di Cristo Re], che si rinnova ogni anno, sarà anche d’ammonimento per le nazioni che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti: 
li richiamerà al pensiero del giudizio finale, nel quale Cristo, scacciato dalla società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la sua regale dignità che la società intera si uniformi ai divini comandamenti e ai principî cristiani, sia nello stabilire le leggi, sia nell'amministrare la giustizia, sia finalmente nell'informare l'animo dei giovani alla santa dottrina e alla santità dei costumi.”

La festa di Cristo Re fu istituita da Pio XI l'11 dicembre 1925 proprio mediante l'enciclica Quas primas. Se la festa è di recente istituzione, non è per nulla nuova l'idea della regalità attribuita alla figura di Cristo, che non soltanto la S. Scrittura, i Padri e i teologi, ma anche l'arte sacra e il senso comune dei fedeli concordemente affermano. L'istituzione di una ricorrenza specifica dedicata a questo mistero, risulta chiara dal testo dell'enciclica:
[...] "Se comandiamo che Cristo Re venga venerato da tutti i cattolici del mondo, con ciò Noi provvederemo alle necessità dei tempi presenti, apportando un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l'umana società". Papa Pio IX si riferisce al laicismo (non alla laicità): "La peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi; e voi sapete, o Venerabili Fratelli, che tale empietà non maturò in un solo giorno ma da gran tempo covava nelle viscere della società. Infatti si cominciò a negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto — che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo — di ammaestrare, cioè, le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità. E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste [...]

Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat

Da sottolineare "l'ermeneutica della rottura" tra la Festa di Cristo Re, che nel Messale detto di San Pio V si trova nell'ultima domenica di Ottobre ( in onore della regalità sociale di NSGC contro gli errori del laicismo ), e la festa che nel messale di Paolo VI si trova al termine dell'anno liturgico ( relativa alla regalità ESCATOLOGICA, che non 'disturba' i laicisti ).

Di seguito la Consacrazione del genere umano al Sacratissimo Cuore di Gesù proposta dal Sommo Pontefice Leone XIIIº ( da recitarsi ogni anno all'ultima domenica di Ottobre ):


"O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostrati innanzi al Vostro altare. Noi siamo Vostri e Vostri vogliamo essere; e, per vivere a Voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi, spontaneamente si consacra al Vostro sacratissimo Cuore. Molti, purtroppo, non Vi conobbero mai ; molti, disprezzando i Vostri comandamenti, Vi ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attirate al Vostro Sacratissimo Cuore.
O Signore, siate il Re non solo dei fedeli, che non si allontanarono mai da Voi, ma anche dì quei figli prodighi, che Vi abbandonarono; fate che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Siate il Re di coloro, che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da Voi separati; richiamateli al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
Siate il re finalmente di tutti quelli, che sono avvolti nelle superstizioni dell'idolatria e dell'islamismo; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno Vostro.
Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo, che un giorno fu il prediletto; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato.
Elargite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla Vostra Chiesa, elargite a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine.
Fate che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce : Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute ; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Così sia.

MA il 18 Luglio 1959 Giovanni XXIII FECE OMETTERE le seguenti parti :
« Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni dell'idolatria e dell'islamismo ; e non ricusate di trarli tutti al lume e al regno vostro. Riguardate finalmente con occhio di misericordia i figli di quel popolo, che un giorno fu il prediletto [ebrei]; scenda anche sopra di loro, lavacro di redenzione di vita, il sangue già sopra essi invocato ».

Di seguito, l'Inno Te sæculórum Príncipem, indicando le strofe inopinatamente soppresse e quindi non più né pregate né meditate sui nuovi breviari.

Te sæculórum Príncipem,
Te, Christe, Regem Géntium,
Te méntium te córdium
Unum fatémur árbitrum.

Scelésta turba clámitat :
Regnáre Christum nólumus :
Te nos ovántes ómnium
Regem suprémum dícimus.(soppressa!)

O Christe, Princeps Pácifer,
Mentes rebélles súbjice:
Tuóque amóre dévios,
Ovíle in unum cóngrega. (soppressa!)

Ad hoc cruénta ab árbore
Pendes apértis bráchiis,
Diráque fossum cúspide
Cor igne flagrans éxhibes.

Ad hoc in aris ábderis
Vini dapísque imágine,
Fundens salútem fíliis
Transverberáto péctore.

Te natiónum Præsides
Honóre tollant público,
Colant magístri, júdices,
Leges et artes éxprimant. (soppressa!)

Submíssa regum fúlgeant
ibi dicáta insígnia:
Mitíque sceptro pátriam
Domósque subde cívium.(soppressa!)

Jesu tibi sit glória,
Qui sceptra mundi témperas,
Cum Patre, et almo Spíritu,
In sempitérna sæcula. Amen.
Te, Principe dei secoli
Te, Cristo, Re delle genti
Te, delle menti, Te dei cuori,
confessiamo unico Sovrano.

La turba scellerata urla:
«Non vogliamo che Cristo regni»
Ma noi, acclamando, di ogni cosa
Ti dichiariamo Re supremo.

Cristo, Principe Portatore di pace,
assoggetta le anime ribelli;
e, con il tuo amore, gli erranti
raduna in un solo ovile.

Per questo dall'albero sanguinante
pendi con le braccia stese,
e, dalla crudele punta perforato,
il cuore, di fuoco flagrante, manifesti.

Per questo sugli altari ti tieni nascosto
di vino e di cibo nell'immagine
effondendo la salvezza sui figli
dal petto transverberato.

Te delle nazioni i principi
manifestino [Re] con pubblico onore
[Te] adorino i maestri, i giudici
[Te] le leggi e le arti esprimano.

Le sottomesse insegne dei re
[a Te] dedicate vi rifulgano:
e con mite scettro la Patria
e le case dei cittadini assoggetta.

Gesù, a Te sia gloria,
che reggi gli scettri del mondo,
con il Padre, e l'almo Spirito
per i secoli sempiterni. Amen.


(parzialmente ripreso e riassunto da Chiesa e PostConcilio e  http://federiciblog.altervista.org/)
 

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