domenica 24 dicembre 2017

Se muore il Natale cristiano, muore l'Occidente

Nino Spirli mi ha rubato di bocca le parole che avrei voluto scrivervi per questo Santo Natale incipiente. Va bene così; non avrei saputo esprimere meglio quanto mi premeva.
Parole che andrebbero gridate dai tetti. Parole che bisognerebbe proclamare nei luoghi preposti all'educazione ed all'istruzione. Parole di cui si sente sempre più il bisogno e la necessità vengano pronunciate da chi trova la propria ragione di essere nella Salus animarum e nella conversione del mondo alla Verità di Cristo Gesù, e che, invece, sembra averle volute dimenticare, quasi se ne vergognasse.
Che la Luce del mondo che anche quest'anno viene a visitarci doni a tutti noi la forza per proseguire la buona battaglia e pastori che ancora trovino il coraggio di guidare il popolo cristiano senza cedere a lusinghieri quanto sulfurei spiriti dei tempi.



"I Cieli se ne fottono dell'umana stupidità di qualche insulso dirigente scolastico che tenta di imporre il posto occupato in graduatoria cancellando la festa delle feste dal cuore delle persone.
Nonostante tutti gli sforzi di una ristretta ciurmaglia di frustrati "senza centro di gravità permanente" e col pallino del negazionismo religioso, il Figlio dell'Uomo sta per rivedere e, contemporaneamente, riportare, la Luce nel mondo.
Un miracolo che si ripete da duemila anni, "un fatto concreto" che ha cambiato la storia dell'universo, che segna, vivo, il confine tra l'infinito ed il finito, che unisce chi crede, che resiste agli assalti degli eserciti del male, oggi come sempre, armato dell'unica dolce arma: la libertà. Di decidere, di credere, di perdonare, di amare.
Buon Natale, cristiani!
Onoriamo il Dono di Dio e non cadiamo nella trappola dell'odio; ma non dubitiamo, nel contempo, del valore della difesa della nostra Fede. E resistiamo agli assalti dell'ignoranza, dell'ottusità, della superficialità, quella maligna cocciutaggine che spera di annientarci.
Per far sì che quella Nascita avvenga ancora in quella santa grotta, partecipiamo sentitamente ai riti natalizi: sarà la migliore risposta a qualsiasi bombardamento bestialmente (dis)umano.
Sì, buon Natale, cristiani, coi Vangeli in mano e la preghiera nel cuore.
E buon Natale, Occidente, figlio in fuga, in stupida fuga.
Se muore il Natale cristiano, sappilo, le radici del vecchio continente seccheranno come se fossero trapiantate nel cuore del Sahara.
Poiché ogni cellula di questa vecchia Europa respira Cristo più che aria pura. Voglia o non voglia, ogni singolo cittadino europeo è cristiano nel proprio DNA. I suoi occhi vedono cristianità, i suoi orecchi sentono cristianità, il suo palato gusta cristianità. E' cristiana l'arte, l'economia, la giurisprudenza, la letteratura, la scienza, la filosofia.
Il resto? E' invasione. E' nazislamismo".
                                                                           (Il Giornale, 23 dicembre 2017)

lunedì 4 dicembre 2017

Antonio Socci: i Cardinali contro Papa Francesco sullo ius soli



Era il febbraio 2016. Papa Bergoglio si trovava sul volo di ritorno dal Messico e - nella solita conferenza stampa aerea - gli fu chiesto cosa pensava della legge sulle unioni civili che era in discussione nel nostro Parlamento. Rispose: «Io non so come stanno le cose nel Parlamento: il Papa non si immischia nella politica italiana».
In quella stessa circostanza però Bergoglio s’immischiò nella politica americana attaccando Trump per aver proposto di fare il muro contro l’immigrazione al confine col Messico.

Del resto se si parla di migranti Bergoglio s’immischia pure nella politica italiana. A parole Bergoglio, quel 18 febbraio 2016, affermò: «Il Papa non può mettersi nella politica concreta, interna di un Paese: questo non è il ruolo del Papa».
Però in pratica egli interviene pesantemente e pretende che l’Italia faccia la legge sullo ius soli. Ecco qualche titolo di giornale degli ultimi mesi. «Messaggio di papa Francesco: sì allo ius soli e allo ius culturae» (Repubblica, 21 agosto); «Migranti, Papa Francesco: “la nazionalità va riconosciuta alla nascita”» (Rai news 21 agosto); «Papa Francesco: “Immigrati, i politici che fomentano la paura seminano violenza razzista”» (Libero, 24 novembre). «Papa Francesco torna a chiedere lo ius soli, serve una legge più attinente al contesto sociale» (Il Messaggero, 27 settembre). Egli bombarda da mesi per imporre all’Italia quella legge sullo Ius soli che si guarda bene dall’introdurre nello Stato vaticano (di cui lui è sovrano assoluto). Per questo scopo mobilita pure i vescovi: «Cei, Galantino: “Accelerare sullo ius soli”» (Il Giornale, 28 settembre). Sottotitolo: «Prosegue la pressione della Cei per lo ius soli. Questa volta a chiedere l’approvazione è il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino». Addirittura nel febbraio 2017 Bergoglio era stato il primo firmatario della petizione del Sermig per chiedere al Parlamento italiano di approvare lo Ius Soli (vedi Avvenire, 26 febbraio 2017).

INGERENZE
Credo sia il primo caso di una petizione al Parlamento italiano firmata da un papa che - oltre ad essere un Capo di stato straniero - non è nemmeno mai stato cittadino italiano. Un’ingerenza che potrebbe anche creare problemi con lo Stato italiano in base alle norme concordatarie. Del resto sta creando anche grossi dissensi dentro la Chiesa, perché è del tutto irrituale intervenire così su una questione come le norme sulla cittadinanza che è complessa e opinabile.
L’Italia già oggi, con l’attuale legislazione, è il Paese che, in Europa, concede più cittadinanze: 202 mila nel 2016. L’Istat dice che gli extracomunitari che ogni anno diventano cittadini italiani sono sempre di più e sono addirittura quadruplicati in cinque anni (nel 2011 erano meno di 50 mila, oggi 200 mila). È dunque perfettamente normale (e legittimo) che la maggior parte degli italiani - e alcuni partiti - siano contrari a un ulteriore allargamento delle maglie e non si vede perché il Papa debba attaccarli e debba fare una crociata politica su un questione simile, che peraltro non riguarda né lui, né la Chiesa, né l’insegnamento morale della Chiesa.

I RUOLI
Anzi, l’opporsi allo ius soli s’ispira a quella saggia “prudenza” che la stessa dottrina cattolica (diversamente da quella bergogliana) sempre consiglia sul tema delle migrazioni di massa. Ecco perché in queste ore un cardinale importante come l’americano Raymond Leo Burke - interpellato sulla fissazione bergogliana per lo ius soli italiano - ha risposto: «Il ruolo della Chiesa non è promuovere una legge che tratta giudizi prudenziali sui quali uomini giusti possono avere diversi pareri (…). Per me è sbagliato che la Chiesa eserciti il ruolo di un partito in appoggio a una legge specifica in una questione che deve essere tenuta dentro il confine di un giudizio prudenziale». Nel caso di leggi che toccano questioni fondamentali come il diritto alla vita, il matrimonio e la famiglia - dice Burke - «la Chiesa deve esporre i suoi principi morali», ma «sullo ius soli credo si debba essere prudenti a causa delle ripercussioni del provvedimento sull’identità di questo Paese». Una preoccupazione, questa, che è consigliata anche dai recentissimi dati sull’espansione dell’islam nei paesi europei forniti dal Pew Research Center di Washington, un istituto di ricerca demoscopica fra i più autorevoli del mondo. Secondo l’istituto alla fine del 2016 c’erano, nei trenta paesi europei analizzati, circa venticinque milioni e 770 mila musulmani, ovvero il 4,9 per cento della popolazione complessiva.
Lo studio prospetta poi tre scenari: il blocco totale e immediato dell’ondata migratoria; la sua prosecuzione, ma in modo ordinato e regolato; infine la sua prosecuzione senza regole com’è stato finora. Ebbene, l’istituto prevede che l’attuale percentuale di musulmani è destinata ad aumentare in modo significativo anche nel caso in cui oggi venisse completamente bloccato il flusso migratorio.

NUMERI
Nel secondo caso - quello di mezzo - avremo un’Europa dove, nel 2050, i musulmani saranno 57,9 milioni (l’11,2 per cento della popolazione) e in Italia avrebbero - per varie ragioni - un’incidenza maggiore passando dagli attuali 2 milioni e 870 mila a 7 milioni (ovvero dal 4,8 per cento al 12,4 per cento). Sarà per ora una preoccupazione eccessiva, ma - con questo andazzo - c’è chi ricorda la sorte dei cristiani nei paesi musulmani. Monsignor Amel Nona, l’arcivescovo caldeo di Mosul tempo fa ci ammonì: «Le nostre sofferenze di oggi sono il preludio di quelle che subirete anche voi europei e cristiani occidentali nel prossimo futuro».
Ecco perché il card. Burke ha invitato alla prudenza. Come in precedenza aveva fatto l’arcivescovo emerito di Ferrara, mons. Luigi Negri secondo cui, la cittadinanza «non può diventare oggetto di una concessione automatica o meccanica che non implichi la valutazione dei fattori che sono in gioco, di tutti i fattori e a tutti i livelli». In materie così complesse e opinabili, ha detto mons. Negri, la Chiesa «non può pretendere di arrivare a formulare in maniera autoritativa soluzioni perché non le competono».
Sul tema dell’emigrazione, ultimamente, è intervenuto - in controtendenza rispetto a Bergoglio - anche il card. Robert Sarah, una voce significativa anche perché viene da un paese povero dell’Africa, cioè dalla terra dove si generano i flussi migratori.

LA MISSIONE
Il prelato, durante un recente viaggio in Polonia, all’unisono con i vescovi africani, ha ricordato il principio enunciato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI secondo cui il primo diritto è quello di «non emigrare», cioè «il diritto di rimanere nella propria patria». Un principio di buon senso che oggi sembra dimenticato in Vaticano. Naturalmente il card. Sarah ha affermato che «ogni immigrato è un essere umano e va rispettato», però - per governare la situazione - occorre discernimento e Sarah ha sottolineato «il diritto che ogni nazione ha di fare una distinzione fra un rifugiato politico e religioso e i migranti economici che vogliono cambiare il loro luogo di residenza», magari senza accettare la cultura del Paese di arrivo. Poi il cardinale ha attaccato l’ideologia oggi dominante che tende «a erodere i confini naturali delle patrie e le culture, e conduce a un mondo post-nazionale e unidimensionale dove l’unica cosa che conta sono il consumo e la produzione. Questa direzione di sviluppo è inaccettabile».
Infine Sarah ha elogiato la Polonia, proprio la Polonia che la Ue critica per la chiusura all’emigrazione islamica, proprio la Polonia malvista dal Vaticano bergogliano dove milioni di persone si ritrovano ai confini per recitare il rosario nella memoria del centenario di Fatima e di Lepanto: «Oggi» ha detto il card. Sarah «la Polonia mostra la strada, quando nega un'obbedienza automatica alle richieste che scaturiscono dall'esterno, dalla globalizzazione liberale… La Polonia deve essere la sentinella dell’Europa».

di Antonio Socci

da  http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/13287016/vaticano-scisma-antonio-socci-cardinali-contro-papa-francesco-ius-soli.html

Castenaso, Bologna: gommone al centro del Presepe

Quando si esagera. Si vorrebbe cambiare finanche la storia sacra.


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Castenaso, nel presepe in piazza Gesù Bambino nasce nel gommone 


Il sindaco Sermenghi: “Abbiamo messo in evidenza il problema legato all’accoglienza dei migranti“


Castenaso (Bologna), 2 dicembre 2017 - Non nella mangiatoia, ma dentro un gommone: così è stato rappresentato Gesù Bambino nel presepe allestito in piazza Zapelloni a Castenaso, per richiamare l’attenzione sul tema dei migranti.


Oltre alle altre figure in legno della Natività, è dunque apparso anche l’oggetto simbolo delle traversate del Mediterraneo e dei famigerati viaggi della speranza.

L’idea del particolare allestimento è venuta al sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi: “In Italia in molti aprono la bocca – dice il primo cittadino - ma nessuno fa poi niente di concreto per un’accoglienza positiva nei confronti di chi arriva“. L’immagine del presepe sarà anche utilizzata dal Comune di Castenaso come sfondo per le cartoline degli auguri di Natale.


(dal Resto del Carlino, link nei titoli)