IL SANTO GIORNO
DELLA PASQUA
AL
MATTINO
La
Risurrezione di Cristo.
Le lunghe ore della notte dal Sabato alla
Domenica sono ormai trascorse ed il sorgere del giorno si
avvicina. Maria, col cuore oppresso, attende con paziente
coraggio il momento che le restituirà il Figlio. La
Maddalena, con le sue compagne, ha vegliato tutta la
notte e non tarderà molto ad incamminarsi verso il
sepolcro. Dal fondo del Limbo, lo spirito del divin
Redentore si appresta a dare il segnale della liberazione
a quelle miriadi di anime giuste, prigioniere da sì
lungo tempo, e che ora lo circondano di tutto il loro
rispetto, di tutto il loro amore. La morte si libra
silenziosa sul sepolcro ove ha racchiuso la sua vittima.
Da quel giorno lontano, in cui essa divorò Abele,
inghiottì innumerevoli generazioni: ma giammai aveva
ghermito tra i suoi lacci una sì nobile preda. Mai come
allora la sentenza del Paradiso Terrestre si era così
spaventosamente adempiuta; e mai, pure, nessuna tomba
aveva visto fallire le sue speranze con una smentita
altrettanto crudele. Più di una volta la potenza divina
le aveva involato le sue vittime: il figlio della vedova
di Naim, la figlia del capo della Sinagoga, il fratello
di Marta e di Maddalena, le sono stati rubati; ma essa li
attende alla loro seconda morte. V'è un altro, però, di
cui fu scritto: "Io sarò la tua morte, o morte;
sarò la tua rovina, o sepolcro" (Osea
13, 14).
Ancora pochi istanti, e la lotta comincerà tra
i due avversari.
Come per il rispetto dovuto alla divina Maestà
non poteva essere permesso che quel corpo, unito a un Dio,
attendesse nella polvere il momento in cui l'Angelo al
suono della tromba chiamerà tutti per il giudizio
supremo, cosa che avverrà per i peccatori; così era
conveniente che fossero abbreviate le ore in cui il
potere della morte doveva prevalere. "Una
generazione malvagia ed adultera chiede un prodigio -
aveva detto Gesù - nessun prodigio però le sarà dato
vedere, se non quello del Profeta Giona" (Mt 12,39).
Tre giorni di sepoltura, la fine del venerdì,
la notte seguente, tutto il sabato con la sua notte e le
prime ore della domenica. È sufficiente: sufficiente per
la giustizia divina, ormai soddisfatta; sufficiente per
attestare la morte dell'augusta vittima e per assicurare
il più strepitoso dei trionfi; sufficiente per il cuore
desolato della più tenera tra le madri. "Nessuno mi
può togliere la vita ma da me stesso io la dò; è in
mio potere il darla, ed è pure in mio potere il
riprenderla di nuovo" (Gv 10,18). Così aveva detto
Gesù agli Ebrei prima della sua Passione; e la morte
adesso sentirà tutta la forza di questa parola del
padrone del mondo.
La Domenica, il giorno della Luce, comincia a
spuntare; il primo chiarore dell'aurora combatte già le
tenebre. E subito l'anima divina del Redentore si slancia
dalla prigione del Limbo, seguita dal numeroso stuolo
delle sante anime che l'avevano attorniata. Essa traversa
lo spazio in un batter d'occhio e, penetrando nel
sepolcro, rientra in quel corpo dal quale si era
distaccata tre giorni prima in mezzo agli spasimi dell'agonia.
Le sacre spoglie si rianimano, si risollevano, si
liberano dai lenzuoli, dagli aromi e dalle bende in cui
erano avvolte. Le lividure sono sparite, il sangue è
tornato e scorre nelle vene; e da quelle membra lacerate
dalla flagellazione, da quella testa ferita dalle spine,
da quei piedi e da quelle mani traforate dai chiodi, si
sprigiona una vivissima luce che sfolgora nella caverna.
Gli Angeli che adorarono teneramente il fanciullo di
Betlemme, adorano adesso, tremando, il vincitore del
sepolcro; piegano con rispetto, e depongono sulla pietra,
dove quel corpo riposava immobile fino a pochi istanti
prima, i lenzuoli nei quali era stato avvolto dalla
pietà dei due discepoli e delle pie donne.
Ma il Re dei Secoli non deve attardarsi oltre
sotto la volta funebre; più rapido della luce che
attraversa il cristallo, supera l'ostacolo che oppone la
pietra posta all'entrata della caverna, che la pubblica
autorità aveva sigillato e circondato di soldati armati.
Tutto è restato intatto: ma il Trionfatore della morte
è tornato a libertà, simile a quando apparve agli occhi
di Maria nella povera stalla, senza alcuna violenza per
il seno materno, secondo quanto unanimemente ci dicono i
Dottori della Chiesa. Questi due misteri della nostra
fede si riuniscono e proclamano il primo e l'ultimo
termine della missione del Figlio di Dio: all'inizio una
Madre rimasta vergine; alla fine un sepolcro sigillato,
che restituisce colui che vi teneva prigioniero.
La
sconfitta della morte.
Il silenzio più profondo regna ancora nel
momento in cui l'Uomo-Dio ha spezzato lo scettro della
morte. La sua e la nostra liberazione non gli hanno
costato alcuno sforzo. Oh! Morte, cosa resta adesso del
tuo impero? Il peccato ci aveva consegnato a te: tu
riposavi sulla conquista fatta; ed ecco che la tua
sconfitta arriva al colmo. Quel Gesù che eri così fiera
di tenere in tuo potere, ti è sfuggito; e tutti noi,
dopo esser stati in tuo possesso, ci troveremo pure
liberati. La tomba che ci scavi diventerà la nostra
culla per una Vita nuova, poiché colui che ha trionfato
su di te è il primogenito tra i morti (Ap 1,5). Ed oggi
è la Pasqua, il Transito, la liberazione, per Gesù e
per tutti i suoi fratelli. Noi seguiremo tutti la strada
che Egli ci ha tracciata; e verrà il giorno in cui tu,
che ogni cosa distruggi, tu la nemica, tu sarai
annientata a tua volta dal regno dell'immortalità (1Cor
15,26).
Ma noi contempliamo la tua sconfitta fin da
questo momento e ripetiamo, a tua vergogna, il grido del
grande Apostolo: "O morte, dov'è la tua vittoria?
Dov'è il tuo pungiglione? Per un momento hai trionfato
ed eccoti assorbita nella vittoria" (ivi, 55).
L'apertura
del sepolcro.
Ma il sepolcro non dovrà restare sempre
sigillato: bisogna che si apra e che dimostri in pieno
giorno che colui il cui corpo inanimato vi dimorò per
qualche ora, l'ha abbandonato per sempre. Improvvisamente
trema la terra, come al momento in cui Gesù spirava
sulla Croce; ma questa convulsione del globo terrestre
non indica più l'orrore: esso adesso esprime l'allegrezza.
L'Angelo del Signore scende dal Cielo; toglie la pietra
dall'ingresso, sedendovi sopra maestosamente; il suo
vestito è di una bianchezza abbagliante ed i suoi occhi
lanciano lampi sfolgoranti. A quella vista le guardie
cadono a terra dallo spavento; e restano là come morti,
finché calmati nel loro terrore dalla bontà divina, si
rialzano e, abbandonando quel luogo, si dirigono verso la
città, a render conto di ciò che hanno veduto.
L'apparizione
alla Madonna.
Nel medesimo tempo, Gesù risorto, prima che
alcun essere mortale abbia potuto contemplarlo nella sua
gloria, ha attraversato lo spazio e in un attimo si è
riunito alla sua Santissima Madre.
Egli è il figlio di Dio, il Trionfatore della
morte, ma è pure figliuolo di Maria. Ella gli è stata
vicina, assistendolo fino al termine della sua agonia; ha
unito il sacrificio del suo cuore materno a quello che
egli stesso offriva sulla Croce; è dunque giusto che
siano per lei le prime gioie della risurrezione. Il santo
Vangelo non annovera tra le apparizioni quella del
Salvatore a sua Madre, mentre lo fa dettagliatamente per
tutte le altre; è facile capirne la ragione.
Quest'ultime avevano per scopo di divulgare il
fatto della Risurrezione, mentre quella era solo
reclamata dal cuore di un figlio, e di un figlio come
Gesù. La natura e la grazia esigevano questo primo
incontro, che nella sua misteriosità commovente, forma
la delizia della anime cristiane. Non vi era bisogno che
fosse registrata nei libri sacri; la tradizione dei Santi
Padri, a cominciare da S. Ambrogio, era sufficiente a
trasmettercela, anche se i nostri cuori non ne avessero
avuto prima il presentimento. E quando noi ci domandiamo
per quale ragione il Signore, che doveva uscir dalla
tomba di Domenica, volle farlo nelle prime ore del giorno,
ancora prima che il sole sorgesse ad illuminare l'universo,
noi ci associamo senza difficoltà, al parere di quegli
autori che hanno attribuito questa premura del Figlio di
Dio al desiderio che aveva il suo cuore di mettere fine
alla dolorosa attesa della più tenera e della più
afflitta delle Madri.
Quale parola umana oserebbe provarsi a
descrivere le effusioni del Figlio e della Mamma, in
quell'ora tanto desiderata? Gli occhi di Maria, consumati
dal pianto e dall'insonnia, si aprono improvvisamente
nella dolce e viva luce che le annunzia l'avvicinarsi del
suo diletto; la voce di Gesù risuona alle sue orecchie,
non più con quell'accento doloroso che poco prima
scendeva dall'alto della croce e, quale spada, trapassava
il suo cuore materno, ma piena di gioia e di tenerezza,
come si conviene a un figlio che viene a raccontare i
suoi trionfi a colei che gli ha dato la luce.
L'aspetto di quel corpo sanguinante e inanimato,
che tre giorni fa ella prendeva tra le sue braccia, ora
è radioso e pieno di vita, come se emanasse il riflesso
di quella divinità alla quale è unito; le carezze di un
simile figlio, le sue parole di tenerezza, gli abbracci
suoi, che son quelli di un Dio: ecco la scena
rappresentataci in modo sublime dalla parola del Ruperto,
che ci dipinge l'effusione di gioia di cui il cuore di
Maria si trova ricolmo, come un torrente di felicità che
la esalta e le toglie lo strazio dei dolori atroci che
ella ha dovuto sopportare [1].
Nondimeno questa profusione di delizie che il
Figlio di Dio aveva preparato a sua Madre, non fu così
subitanea, come le parole di questo autore del XII secolo
potrebbero farci credere. Nostro Signore ha voluto
descrivere, egli stesso, quella scena in una rivelazione
fatta a santa Teresa. Si degnò di confidarle che la sua
divina Mamma era così profondamente abbattuta, da non
resistere ancora molto senza soccombere al suo martirio e
che, quando si mostrò a lei, appena uscito dal sepolcro,
ebbe bisogno di qualche istante per ritornare in se
stessa, prima di ritrovarsi in istato di godere una tale
gioia; e il Signore aggiunge che le restò non poco
vicino, perché questa sua prolungata presenza le era
necessaria [2].
Noi cristiani, che amiamo la Madre nostra, che l'abbiamo
vista sacrificare sul Calvario il suo Figliolo, dividiamo
con cuore filiale la felicità di cui Gesù si compiace
di colmarla in questo momento, e impariamo, nel medesimo
tempo, a compatire i dolori del suo cuore materno. È
questa la prima manifestazione di Gesù risorto:
ricompensa della fede che fu sempre viva nel cuore di
Maria, anche durante l'oscurità dell'eclissi che era
durata tre giorni.
Ma è giunto il tempo in cui il Cristo si
mostrerà ad altri, e che la gloria della Risurrezione
comincerà a brillare sul mondo. Si è fatto vedere prima
di tutto da colei che fra le creature gli era la più
cara e che sola era degna di una tale felicità; adesso,
nella sua bontà, ricompensa, con la sua visione
consolante, le anime devote che sono rimaste fedeli all'amor
suo, in un lutto forse troppo umano, ma ispirato a una
riconoscenza che, né la morte, né il sepolcro, avevano
scoraggiato.
Le
Pie Donne al Sepolcro.
Maddalena e le sue compagne, ieri, quando il
tramonto del sole venne ad annunciare che, secondo gli
usi degli Ebrei, la grande giornata del Sabato lasciava
il posto a quella della Domenica, uscirono per la città
in cerca degli aromi per andare ad imbalsamare nuovamente
il corpo del loro amato Maestro, appena la luce del
giorno avesse permesso di recarsi a compiere questo
pietoso dovere. La notte trascorse insonne; e le tenebre
non erano ancora completamente dissipate, quando
Maddalena, con Maria Madre di Giacomo, e Salome,
prendevano la via del Calvario, presso il quale era la
tomba dove riposava Gesù. Preoccupate com'erano, non si
domandavano neppure quali braccia avrebbero potuto
sollevare la pietra che chiudeva l'ingresso della grotta;
ancor meno avevano pensato al sigillo della pubblica
autorità che bisognava rompere. Arrivarono il primo
sorgere del giorno e la prima cosa che colpì i loro
sguardi fu la pietra posta a chiusura dell'ingresso,
tolta dal suo posto, lasciando così penetrare lo sguardo
nell'antro sepolcrale. L'Angelo del Signore, che aveva
assolto la missione di togliere questa pietra, e che vi
si era seduto sopra, come su di un trono, non le lasciò
a lungo nello stupore che le aveva invase: "Non
temete - dice loro - perché so che cercate Gesù il
Crocifisso. Non è qui, perché è risorto, come disse;
venite, vedete il luogo dove egli giaceva".
Era troppo per queste anime, che l'amore del
Maestro trasportava, ma che ancora non lo conoscevano in
una maniera più spirituale. Esse ne restarono "costernate",
ci dice il santo Vangelo. È un morto che cercano: un
morto che era carissimo; vien loro detto che è
risuscitato; e questa parola non risveglia in loro nessun
ricordo. Altri due Angeli si presentano nella grotta,
tutta illuminata dallo splendore che diffondono.
Abbagliate da questa luce inattesa, Maddalena e le sue
compagne, ci dice san Luca, abbassano a terra gli sguardi
contristati e pieni di meraviglia.
"Perché cercate tra i morti - dicono loro
gli Angeli - colui che vive? Non sta qui, ma è risorto.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,
dicendo che il Figliuolo dell'Uomo doveva essere dato in
mano a uomini peccatori e messo in croce e risorgere il
terzo giorno".
Queste parole fanno una certa impressione sulle
pie donne; e in mezzo all'emozione un lieve ricordo del
passato sembra rinascere nella loro memoria. E gli Angeli
continuano: "Andate a dire ai suoi discepoli e a
Pietro che è risuscitato e li precede in Galilea".
Esse escono in fretta dal sepolcro e si dirigono
verso la città con l'animo diviso tra un sentimento di
terrore e quello di una gioia intima che le pervade loro
malgrado. Nondimeno non hanno visto che un'apparizione di
Angeli e un sepolcro aperto e vuoto. Gli Apostoli, al
loro racconto, ben lungi dal lasciarsi andare alla
speranza, attribuiscono, ci dice ancora san Luca, all'esaltazione
del sesso debole tutte le meraviglie che le pie donne,
insieme, vengono a riferire. La Risurrezione, predetta
così chiaramente e a diverse riprese dal Maestro non
torna alla memoria neppure a loro.
La Maddalena si rivolge in particolare a Pietro
e a Giovanni; ma quanto è ancora debole anche la sua
fede! Ella era andata ad imbalsamare il corpo del suo
amato Maestro e non l'ha più trovato; ora sfoga la sua
dolorosa delusione con i due Apostoli: "Hanno portato
via il Signore dal sepolcro - dice - e non sappiamo dove
l'abbiano messo".
Pietro
e Giovanni al Sepolcro.
Pietro e Giovanni decidono di recarsi sul luogo.
Penetrano nell'antro, vedono i lenzuoli piegati
ordinatamente sulla tavola di pietra su cui è stato
deposto il corpo del loro Maestro; ma gli Spiriti Celesti,
che ne fanno la guardia, non si mostrano ad essi.
Giovanni, però, come lui stesso ce ne dà testimonianza,
in quel momento acquista la fede: d'ora in avanti
crederà alla risurrezione di Gesù.
Noi non facciamo che sorvolare su fatti che
avremo occasione di meditare più tardi, quando la
Liturgia li riporterà sotto i nostri occhi. In questo
momento si tratta solamente di seguire, nel loro insieme,
gli avvenimenti di quel giorno: il più solenne di tutti.
Fino ad ora Gesù non è apparso che alla Madre
sua; le pie donne non hanno veduto che degli Angeli che
hanno loro parlato. Questi Spiriti Celesti hanno
raccomandato di andare ad annunziare la risurrezione del
loro Maestro ai Discepoli e a Pietro. Esse non ricevono
la stessa commissione per Maria: e facile comprenderne la
ragione: il figlio si è già riunito a sua Madre ed il
misterioso e commovente incontro si sta ancora svolgendo,
durante questi preludi. Ma ormai il sole brilla già in
tutto il suo splendore e le ore del mattino avanzano;
sarà l'Uomo-Dio a proclamare egli stesso il trionfo che,
in lui, riporta sulla morte il genere umano. Seguiamo con
profondo ossequio l'ordine di queste manifestazioni,
sforzandoci di scoprirne rispettosamente il mistero.
L'apparizione
a Maria Maddalena.
Maddalena, dopo il ritorno dei due Apostoli, non
ha potuto resistere al desiderio di visitare nuovamente
la tomba del Maestro. Il pensiero che quel corpo sparito,
e forse - chissà? - divenuto lo zimbello dei suoi nemici,
possa giacere senza onore e senza sepoltura, tormenta la
sua anima ardente e sconvolta. Ella si è rimessa in
cammino e presto arriva alla porta del sepolcro. Là, nel
suo inconsolabile dolore, scoppia in singhiozzi; poco
dopo, chinandosi verso l'interno dell'antro, scorge i due
Angeli, seduti ciascuno ad una delle estremità della
tavola di pietra sulla quale, sotto i suoi occhi, fu
steso il corpo di Gesù. Ella non li interroga: son loro
che parlano: - Donna - essi dicono - perché piangi?
- Hanno portato via il Signore dal sepolcro e
non sappiamo dove l'abbiano messo!
E dopo queste parole si volge senza aspettarne
la risposta. Improvvisamente si trova di fronte ad un
uomo, e quest'uomo è Gesù. Maddalena non lo riconosce:
sta cercando il corpo morto del suo Maestro e vuole
seppellirlo di nuovo. L'amore la guida, ma la fede non
rischiara quell'amore; non si accorge che colui del quale
cerca le spoglie inanimate è là, vivente, presso di lei.
Gesù, nella sua ineffabile condiscendenza, si
degna di farle sentire la sua voce: "Donna - le dice
- perché piangi? Cosa cerchi?". Maddalena non ha
riconosciuto neppure quella voce; il suo cuore è come
intormentito da una eccessiva e cieca sensibilità. Il
suo spirito non conosce ancora Gesù. Nondimeno tiene gli
occhi fissi su di lui; ma la sua immaginazione, che la
trascina, le fa vedere in quell'uomo il guardiano del
giardino che circonda il sepolcro. Forse, pensa, è lui
che ha nascosto il tesoro che cerco; e, senza riflettere
più a lungo, si rivolge ad esso sotto quell'impressione:
"Signore - dice umilmente allo sconosciuto - se
siete voi che l'avete tolto ditemi dove lo avete messo e
io lo porterò via".
Era troppo per il cuore del Redentore degli
uomini, per Colui che si degnò di lodare chiaramente in
casa del Fariseo l'amore della povera peccatrice; non
può più tardare a ricompensare questo tenero affetto:
le darà la luce per comprendere.
Allora, con un accento che ravviva nella
Maddalena la memoria per tanti episodi di divina
familiarità, non le dice che una sola parola: "Maria!".
"Maestro", risponde lei con tutta la sua
effusione, improvvisamente illuminata sullo splendore di
quel mistero. E con uno slancio posa le sue labbra su
quei sacri piedi, come quando, abbracciandosi ad essi,
ricevette il perdono delle sue colpe. Ma Gesù la ferma;
non è ancora venuto il momento di abbandonarsi a lunghe
espansioni di gioia. Occorre che Maddalena, primo
testimonio della risurrezione dell'Uomo-Dio, venga
elevata, per merito del suo amore, al più alto grado di
onore. Non è opportuno che Maria riveli ad altri i
segreti del suo amore materno; sarà dunque Maddalena che
dovrà testimoniare ciò che ella ha visto e ciò che ha
udito in quel giardino. È lei che sarà, come dicono i
Santi Dottori, l'Apostolo degli stessi Apostoli. Gesù le
dice: "Va' dai miei fratelli e di' loro che io
ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro".
Questa è la seconda apparizione di Gesù
risuscitato: l'apparizione a Maria Maddalena, la prima
nell'ordine delle testimonianze.
La mediteremo nuovamente giovedì mattina; ma
adoriamo fin da questo istante la bontà del Signore, che,
prima ancora di pensare a confermare i suoi Apostoli
nella fede della Risurrezione, si degna di compensare l'amore
di quella donna che l'ha seguito fin sotto la croce, fino
al di là della tomba e che, essendo a lui debitrice di
più degli altri, ha saputo anche più degli altri amare.
Apparendo per primo a Maddalena, Gesù ha voluto
anzitutto dimostrare il suo amore divino verso le
creature: amore che ha fatto precedere anche all'affermazione
della sua gloria.
Maddalena si affretta ad adempiere l'ordine del
suo Maestro e, dirigendosi verso la città, non tarda a
trovarsi alla presenza dei Discepoli. "Ho visto il
Signore - dice - ed Egli mi ha detto questo". Ma la
fede non è ancora penetrata nelle loro anime; solamente
Giovanni, al sepolcro, ne ha ricevuto il dono, anche se i
suoi occhi non videro che la tomba vuota. Ricordiamoci
che, pure essendo fuggito insieme agli altri, lo
ritroviamo al Calvario per ricevere l'ultimo respiro di
Gesù, e che là è divenuto il figlio adottivo di Maria.
L'apparizione
alle Pie Donne.
Intanto le compagne della Maddalena, Maria madre
di Giacomo, e Salome, che da lontano l'hanno seguita
sulla strada del sepolcro, tornano sole a Gerusalemme.
Improvvisamente Gesù si presenta al loro sguardo e le
ferma: "Vi saluto" dice. A queste parole il
loro cuore divampa di tenerezza e di ammirazione. Esse si
gettano con ardore ai suoi piedi, abbracciandoli in atto
di adorazione.
È la terza volta che il Salvatore appare
risuscitato; questa, meno intima, ma più familiare di
quella di cui la Maddalena fu favorita. Gesù non farà
passar la giornata senza manifestarsi a coloro che sono
chiamati a divenire gli araldi della sua gloria; ma ha
voluto, prima di tutto, rendere onore, di fronte ai
secoli futuri, a queste generose donne che, affrontando
il pericolo e vincendo la debolezza del loro sesso, lo
hanno consolato sulla croce con una fedeltà che non
trovò in quelli che erano stati prescelti e colmati dei
suoi favori. Intorno al Presepio, da dove per la prima
volta si mostrava agli uomini, aveva convocato, per mezzo
della voce degli Angeli, alcuni poveri pastori, prima di
chiamare i re, con l'intervento di una stella. Oggi che
è arrivato all'apice della gloria, che ha posto il
sigillo a tutte le sue opere, mediante la sua
Risurrezione, rendendo testimonianza, così, della sua
origine divina e dandone la prova alla nostra fede col
più irrefragabile prodigio, aspetta, prima di istruire e
di illuminare gli Apostoli, che alcune umili donne siano
state da lui istruite, consolate, colmate dai segni del
suo amore. Quale grandezza d'animo in questo modo di
agire, così soave e forte, del Signore Iddio! Come ha
ragione di dirci col Profeta: "Non quali i miei
pensieri, sono i vostri pensieri" (Is 55,8).
Se fossimo stati noi a dover stabilire le
circostanze relative alla sua venuta nel mondo, cosa non
avremmo fatto per richiamare attorno alla sua culla
ricchi e poveri, in una parola l'intero genere umano? Con
quale frastuono avremmo promulgato, di fronte a tutte le
nazioni, il miracolo dei miracoli, la Risurrezione del
Crocifisso, il suo trionfo sulla morte, l'immortalità
riconquistata? Il Verbo, che è "Potenza e Sapienza
di Dio" (1Cor 1,24) ha deciso altrimenti. Al momento
della sua nascita non ha voluto, come primi adoratori,
che degli uomini semplici, i cui racconti non dovevano
riscuotere un credito al di là di Betlemme; ed ecco che,
ai nostri giorni, la data di quella nascita corrisponde
all'inizio dell'era di tutti i popoli civili. Quali primi
testimoni della sua Risurrezione non ha scelto che alcune
deboli donne; ed ecco che in questo medesimo giorno, all'epoca
nostra, la terra intera celebra l'anniversario della
Risurrezione. Tutto ne rimane scosso: uno slancio,
sconosciuto nel resto dell'anno, si fa sentire anche dai
più indifferenti; l'incredulo che vive gomito a gomito
con il credente sa, per lo meno, che oggi è Pasqua; ed
anche dal seno delle stesse nazioni infedeli,
innumerevoli voci di cristiani si uniscono alle nostre,
affinché si elevi a Gesù risuscitato, da ogni parte del
globo, l'acclamazione che ci unisce tutti, quali un
popolo solo: il festevole Alleluia.
Dobbiamo esclamare con Mosè, come
quando il popolo eletto celebrò la prima Pasqua e
traversò all'asciutto il Mar Rosso: "Chi a Te pari
tra gli dei, Signore?" (Es 15,11).
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico
.
- II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste
, trad.
it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p.
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