mercoledì 22 novembre 2017

Perché il multiculturalismo uccide le identità (con dati)

"Perché il multiculturalismo uccide le identità (dati alla mano)"


"Il problema non è l’immigrazione in sé, né tantomeno i singoli immigrati. Il problema viene dalla loro somma, dalle dimensioni totali. L’attuale flusso immigratorio in Europa non ha, per dimensioni numeriche, precedenti nell’intera storia del continente.
Le più recenti ricerche genetiche suggeriscono che la maggior parte degli odierni europei discenda da coloro che vivevano in queste terre nell’Età della pietra. I barbari che millecinquecento anni fa distrussero l’Impero Romano e proiettarono il continente nel Medioevo erano appena il 5% della popolazione delle terre invase, e il loro afflusso diluito in oltre un secolo. Oggi, molte più persone stanno giungendo in molto meno tempo.


Secondo il prof. David Coleman di Oxford, i gruppi etnici non britannici, rappresentanti il 13% della popolazione del Regno Unito nel 2006, saranno il 43% nel 2056 e la maggioranza assoluta nel 2065. La demografa francese Michéle Tribalat stima che gli immigrati di prima o seconda generazione nel suo paese superino già il 20% della popolazione. Altrove ho calcolato, basandomi su dati e previsioni dell’Istat, che nel 2065 in Italia stranieri e cittadini di discendenza straniera supereranno il 40% della popolazione totale. Fino agli anni ’80, la percentuale di stranieri in Italia era trascurabile. Quello del 2001 è il primo censimento in cui hanno superato la quota del 1%. Per la fine di questo secolo, è probabile che gli italiani etnici saranno in minoranza in Italia.
Lasciamo pure la genetica da parte; ma con simili numeri è impossibile anche una semplice integrazione culturale. Non a caso, il modello ufficiale delle élites europee è il multiculturalismo.


Cosa significa “multiculturalismo“? Che le nazioni europee non saranno più europee né nazioni, ma solo amministrazioni territoriali contenenti molteplici comunità di differente cultura, tutte col medesimo status.  


Uno scenario libanese, ma con ancora più varietà culturale. In una simile società multiculturale, gli autoctoni europei dovranno negoziare con le altre comunità pure i loro valori e standard basilari. 
Per dirla con Christopher Caldwell, il multiculturalismo obbliga gli autoctoni a rinunciare a libertà ch’erano abituati a considerare come diritti."

Di Daniele Scalea, dal "Barbadillo"

2 commenti:

  1. L'impietosa fotografia dei numeri rivela ciò che in molti si ostinano ad occultare o a fingere di non vedere. Basta farsi un giro in un qualsiasi centro storico delle ex nostre città, nelle zone prospicienti le stazioni o nei quartieri cosiddetti popolari per capire già da ora cosa sarà tra trenta/quarant'anni. Di fronte alla nostra morte annunciata non mi stupisce nè indigna più di tanto il gioco sporco di chi, laico o clericale che sia, tutto ciò lo vuole e lo fomenta, quanto piuttosto l'indifferenza dei più, delle masse, dell'Italiano/Europeo medio, magari con figli e nipoti, che, anche se, al di là delle immense e martellanti balle che gli propinano, magari vede, fa finta di nulla. Quest'ignavia, per cui verremo maledetti dai nostri discendenti e dalla Storia, è ciò che più mi fa letteralmente schifo. Allora arrivo poi a pensare, sebbene con il cuore che sanguina, che ogni popolo ha ciò che si merita...estinzione compresa.

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  2. capisco la tua arrabbiatura.

    l'art. sopra di poche righe, che porta dati Istat, dell'Università di Oxford e francesi, ha il merito di sottolineare in chiusura quello che nessuno vuole vedere:

    le nazioni trasformate in mere aree amministrative;

    gli autoctoni europei dovranno negoziare con le altre comunità pure i loro valori e standard basilari;

    dicono dare più diritti a chi non ne ha senza toccare chi ne ha già, ma per la composizione stessa del multiculturalismo non andrà così. La minoranza, cioè presto noi, perderemo quei 'diritti' base (magari uscire senza il velo per es.) che ora eravamo convinti di avere.

    gli autoctoni saranno obbligati a rinunciare a libertà ch’erano abituati a considerare come diritti da 2000 anni.

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