TERZA DOMENICA DI QUARESIMA
La Quaresima: tempo di riflessione.
La santa Chiesa che nella
prima Domenica di Quaresima, ci propose la tentazione di Gesù a soggetto
delle nostre meditazioni, per illuminarci sulla natura delle nostre
tentazioni ed insegnarci la maniera per trionfarne, oggi ci fa leggere
un passo del Vangelo di san Luca, la cui dottrina viene a completare la
nostra istruzione circa la potenza e le manovre dei nostri invisibili
nemici. Durante la Quaresima il cristiano deve riparare il passato e
garantirsi l'avvenire, poiché non potrebbe fare assegnamento sul primo
né difendere efficacemente il secondo, senza avere delle sane idee
sull'entità dei pericoli che lo fecero soccombere e su quelli che ancora
lo minacciano. Ben a ragione quindi gli antichi liturgisti riconobbero
un tratto di materna saggezza nel discernimento con cui oggi la Chiesa
presenta ai suoi figli questa nuova lettura, la quale costituisce il
fulcro degli odierni insegnamenti.
L'esistenza del demonio.
Noi
certo saremmo gli uomini più ciechi e più infelici, se, circondati
come siamo da nemici così accaniti della nostra perdizione e molto
superiori a noi in forza e in destrezza, non pensassimo di frequente
alla loro esistenza, o non ci riflettessimo mai. Purtroppo è la
condizione in cui vive un numero stragrande di cristiani dei giorni
nostri: talmente "le verità son venute meno tra i figli degli
uomini" (Sal 11,2). È talmente
diffuso questo stato d'apatia e di smemoratezza
sopra una verità che le sante Scritture ci ricordano ad ogni pagina,
che non è raro incontrare persone, agli occhi delle quali
l'incessante attività dei demoni che ci circondano non è altro che
una medievale e popolana credenza, la quale non ha nulla a che vedere
coi dogmi della religione; di modo che, secondo loro, tutto ciò che
si narra nella storia della Chiesa e nella vita dei santi è come non
esistesse; secondo loro, Satana non è che una pura astrazione che
personifica il male.
Quando
si vuol spiegare il peccato in essi
o negli altri, mettono avanti la tendenza che abbiamo al male ed il
cattivo uso che facciamo della libertà, senza voler osservare che
l'insegnamento cristiano, nella nostra prevaricazione, ci rivela oltre
a questo, l'intervento d'un agente
malefico, la cui potenza è pari all'odio che ci porta. Eppure sanno
che fu il diavolo a trascinare i nostri progenitori al peccato;
credono
ch'egli tentò il Figlio di Dio incarnato e lo trasportò in aria fin
sul pinnacolo del tempio, e di là sopra un'alta montagna. Leggono
anche nel Vangelo, e credono che uno degl'infelici indemoniati
liberato da Gesù era assediato da un'intera legione di spiriti
infernali, i quali, avutone il permesso.
furono visti assalire una mandria
di porci e precipitarli nel lago di Genezaret. Questi e mille altri
fatti sono pure l'oggetto della loro fede; tuttavia, ciò che sentono
dire dell'esistenza delle operazioni e della scaltrezza
dei demoni a sedurre le anime,
tutto loro sembra una favola. Sono cristiani, o hanno
perduto il senno? Veramente non sappiamo che dire, specialmente
quando si vedono persone che ai nostri giorni si dedicano a sacrileghe
consultazioni del demonio, ricorrendo a mezzi mutuati dai
secoli
pagani, senza dar segno di ricordarsi, e nemmeno di sapere che
così facendo commettono un reato che nell'antica legge Dio castigava
con la morte, e la legislazione di tutti i popoli cristiani di
moltissimi
secoli soleva colpire col massimo dei supplizi.
L'ossessione diabolica.
Ma
se c'è un periodo dell'anno in cui i fedeli devono meditare ciò
che la fede e l'esperienza insegna intorno all'esistenza ed alle operazioni
degli spiriti delle tenebre, questo è certamente il tempo in
cui siamo, nel quale dobbiamo riflettere sulle cause dei nostri
peccati, sui pericoli dell'anima e sui mezzi per premunirla contro
nuove cadute e nuovi assalti. Ascoltiamo dunque il santo Vangelo. Esso
anzi tutto c'informa che il demonio si era impossessato d'un
uomo,
che a causa di questa ossessione era diventato muto. Gesù lo
libera, e subito l'infelice riprende l'uso della parola,
toltagli
dal nemico. Apprendiamo da ciò, che l'ossessione diabolica non
è soltanto
un segno eloquente dell'impenetrabile giustizia di Dio, ma può
anche
produrre effetti fisici in coloro
che ne sono le vittime. L'espulsione
dello spirito maligno restituisce l'uso della lingua a chi
gemeva
nella rete dei suoi lacci. Non intendiamo qui insistere sulla
malignità
dei nemici di Gesù, i quali volevano attribuire il suo potere
sui demoni all'intervento di un principe della milizia
infernale: vogliamo
solamente costatare il potere degli spiriti delle tenebre sui
corpi, e
confondere col sacro testo il razionalismo di certi cristiani.
Ch'essi
dunque imparino a conoscere la potenza dei nostri avversari ed
a guardarsi dal divenire loro esca per la superbia della
ragione.
Dopo la
promulgazione del Vangelo, il potere di Satana sui corpi, per virtù
della Croce, è stato molto ridotto nei paesi cristiani;
ma ciò
non toglie che si possa di nuovo estendere, se verranno a diminuire la
fede e le opere della pietà cristiana. Per questo, tutti quei
diabolici orrori che si commettono, specie nell'ombra, sotto diversi nomi più o meno scientifici, sono
accettati in qualche maniera da gente onesta, e porterebbero al
capovolgimento della società, se Dio e la sua Chiesa non vi
mettessero un argine. Ricordatevi, o cristiani dei
nostri giorni, che rinunciaste a Satana: attenti dunque,
che
la vostra colpevole ignoranza non vi trascini all'apostasia. Non
rinunciaste, al fonte battesimale ad un essere astratto; ma ad un
essere reale e formidabile, del quale Gesù Cristo affermò
che fu omicida fin da principio (Gv
8,44).La lotta contro Satana.
Ma
se dobbiamo spaventarci del terribile potere che può esercitare sui
corpi, ed evitare ogni rapporto col demonio, mediante pratiche alle
quali egli presiede, e che sono il culto al quale aspira, dobbiamo
anche temere il suo influsso sulle nostre anime. Considerate la
lotta che ha dovuto sostenere la grazia di Dio per strappargli la
vostra anima ! In questi giorni la Chiesa ci offre tutti i mezzi a sua
disposizione per trionfare di lui: il digiuno unito alla preghiera ed
all'elemosina. Arriverete alla pace; i vostri cuori, i vostri petti
purificati torneranno ad essere il tempio di Dio; ma non crediate che
il vostro nemico sia annientato: egli è irritato, perché
la penitenza lo ha
cacciato dal suo dominio, ed ha giurato che farà di tutto per
rientrarvi. Quindi, temete di ricadere nel peccato mortale; e per
rafforzare
in voi questo salutare timore, meditate le parole che seguono nel
Vangelo.
Il Salvatore ci dice che, quando lo spirito immondo è
cacciato da un'anima, va errando per luoghi aridi e deserti, dove
divora la sua umiliazione e più risente le torture dell'inferno che ovunque
porta con sé; se lo
potesse, vorrebbe affogarle nell'uccisione delle anime che Gesù
Cristo ha riscattate. Fin nell'Antico Testamento vediamo i demoni
sconfitti e costretti a fuggire in lontane solitudini;
è
così che l'Arcangelo san Raffaele
relegò nei deserti dell'Egitto superiore lo spirito infernale che
aveva fatto morire i sette mariti di Sara (Tb 8,3). Ma il nemico dell'uomo
non si può rassegnare a restare sempre così lontano dalla preda che
brama fare sua. Spinto dall'odio che ci porta fin dal principio del
mondo, egli dice a se stesso: "Bisogna che ritorni a casa mia da
cui sono uscito". Ma non tornerà solo; vuole trionfare e perciò
condurrà seco, se sarà necessario, altri sette demoni più perversi
di lui. Quale conflitto si prepara allora per la povera anima, se
non la troverà vigilante ed agguerrita, e se le pace che Dio le ha
ridata non sarà una pace armata! Il nemico ne saggia il terreno;
nella sua perspicacia, esamina i mutamenti che si sono operati durante
la sua assenza: e che cosa scorge nell'anima dove fino a poco fa si
era assuefatto ad abitare? Nostro Signore ce lo
dice: il demonio la trova indifesa e a disposta riceverlo ancora senz'armi
spianate; pare quasi che l'anima stia di nuovo ad aspettarlo.
Allora il nemico, per essere più sicuro della sua conquista,
va
a cercare rinforzi. Movendo all'assalto, non incontra resistenza alcuna;
e la povera anima, invece d'ospitare un solo abitatore infernale,
ben presto ne albergherà un esercito: "E, aggiunge Gesù, l'ultima
condizione di quell'uomo è peggiore della prima".
Cerchiamo
di ben comprendere l'avvertimento che oggi ci dà
la santa Chiesa, facendoci leggere questo brano evangelico. Dappertutto
si preparano ritorni a Dio; in molte coscienze si va operando la
riconciliazione; e il Signore è sempre disposto a perdonare:
ma
persevereranno tutti? Quando fra un anno la Quaresima tornerà
a
chiamare i cristiani alla penitenza, tutti quelli che in questi giorni
saranno
strappati alla potenza di Satana, avranno custodita la loro
anima
libera dal suo giogo? Una triste esperienza non permette alla Chiesa
di sperarlo. Molti ricadranno nei lacci del peccato, anche poco
tempo dopo la loro liberazione: oh, se in questa condizione
fossero
colpiti dalla giustizia di Dio! Tuttavia, questa sarà la sorte di
molti,
e forse di moltissimi. Temiamo quindi ogni ricaduta, e, per garantirci
la perseveranza, senza la quale ci sarebbe valso poco rientrare
solo per qualche giorno nella grazia di Dio, vegliamo, preghiamo e
difendiamo sempre le trincee dell'anima nostra, resistendo nel
combattimento; e così il nemico, sconcertato dalla nostra
risolutezza,
se ne andrà altrove a sfogare la sua vergogna e la sua rabbia.
La Domenica degli Scrutini.
La terza Domenica di Quaresima è chiamata
Oculi, dalla prima
parola dell'Introito della Messa; ma la Chiesa dei primi tempi la
chiamava Domenica degli scrutini, perché
in questo giorno si cominciava l'esame dei Catecumeni, che dovevano
essere ammessi al santo Battesimo la notte di Pasqua. Tutti i fedeli
erano invitati a presentarsi in chiesa per testimoniare della vita e
dei costumi di coloro che aspiravano alla milizia cristiana. A Roma
tali esami, cui si dava il nome di Scrutini, si svolgevano in sette
sessioni, a causa della moltitudine degli aspiranti al Battesimo; ma
lo scrutinio più importante avveniva il Mercoledì della quarta
settimana. Ne riparleremo più avanti.
Il
Sacramentario Romano di san Gelasio riporta la formula della
convocazione dei fedeli per tali assemblee, concepita in
questi termini:
"Fratelli carissimi, voi sapete
che s'avvicina il giorno dello
Scrutinio, nel quale i nostri eletti dovranno ricevere la
divina istruzione; vogliate perciò riunirvi con zelo in quel giorno
della settimana,
all'ora di Sesta, affinché siamo in grado, con l'aiuto di Dio,
d'adempire rettamente il mistero celeste che
apre la porta del regno dei cieli ed
annienta il diavolo con tutte le sue pompe". Tale invito era
ripetuto, all'occorrenza, anche nelle
Domeniche seguenti. In quella che oggi celebriamo, se lo
Scrutinio
aveva già fatta l'ammissione d'un certo
numero di candidati, i loro nomi s'inserivano nei dittici
dell'altare,
insieme a quelli dei padrini e delle madrine, e si recitavano
nel
Canone della Messa.
MESSA
La
Stazione aveva luogo, come anche adesso, nella Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, volendosi
con ciò risvegliare il ricordo del più celebre Martire di Roma, e
far presente ai Catecumeni quali sacrifici potrebbe richiedere da loro
la fede che stavano per abbracciare.
Nella
Chiesa greca questa Domenica è famosa per la solenne adorazione della
Croce che precede la settimana chiamata Mesonestima,
cioè metà del digiuno.
EPISTOLA (Ef 5,1-9). - Fratelli: Siate imitatori di Dio come figlioli eletti, e vivete nell'amore, come Cristo che ci ha amati e ha dato per noi se stesso a Dio in olocausto come ostia di soave odore. La fornicazione, l'impurità di qualsiasi sorta, l'avarizia non si senta neppur nominare tra voi, come a santi si conviene. Non oscenità, non discorsi sciocchi, non buffonerie, tutte cose indecenti; ma piuttosto il rendimento di grazie. Perché, sappiatelo bene, nessuno che sia fornicatore, o impudico, o avaro (che è un idolatra) ha l'eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani discorsi, perché a causa di questi viene l'ira di Dio sugl'increduli. Dunque non vi associate con loro. Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Vivete come figli della luce. Or frutto della luce è tutto ciò ch'è buono, giusto e vero.Imitare Dio.
Indirizzandosi
ai fedeli di Efeso, l'Apostolo
ricorda che una volta erano tenebre, ed ora sono divenuti luce nel
Signore. Che gioia, saper che la medesima sorte è riservata ai nostri
Catecumeni! Fino a questo momento essi sono vissuti nella depravazione
del paganesimo, ma ora con l'ammissione al Battesimo hanno nelle loro
mani la
caparra della santità. Fino a poco
fa erano asserviti ai falsi dèi, che ne
alimentavano il culto del vizio; oggi sentono dalla Chiesa esortare
i suoi figli ad imitare la santità del Dio dei
cristiani; e la grazia
che li renderà capaci d'aspirare a riprodurre in sé le
perfezioni divine sta per essere loro comunicata. Ma dovranno combattere
per
mantenersi
in questa elevazione. Due nemici, soprattutto, cercheranno
di rivalersi: l'impurità e l'avarizia. Il primo di questi
vizi, l'Apostolo non
vuole che neppure più si nomini; il secondo lo bolla
paragonandolo al culto degl'idoli che gli eletti stanno per rinnegare.
Questi
gl'insegnamenti che prodiga la Chiesa ai suoi futuri figli. E
noi,
santificati
fin dall'entrata in questo mondo, siamo rimasti fedeli al nostro
Battesimo? Eravamo luce: perché
ora siamo tenebre? dove sono
i segni della rassomiglianza divina
ch'era stata impressa in noi? Premuriamoci
di farli rivivere, tornando a rinunziare
a Satana ed ai suoi idoli, e facendo
in modo che la penitenza ci riporti nello stato
di luce, il cui frutto consiste in ogni sorta di bontà, di giustizia
e di verità.
VANGELO (Lc 11,14-28). - In quel tempo: Gesù stava scacciando un demonio ch'era muto. E, cacciato il demonio, il muto parlò, e ne stupirono le turbe. Ma alcuni dissero: Egli scaccia i demoni in nome di Beelzebub, principe dei demoni. Ed altri, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo. Ma egli, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno in se stesso diviso andrà in rovina e una casa cadrà sull'altra. Or, siccome dite che scaccio i demoni in nome di Beelzebub, se anche Satana è discorde in se stesso, come reggerà il suo regno? E se io scaccio i demoni per Beelzebub, in nome di chi li scacciano i vostri figli? Per questo i medesimi saranno i vostri giudici. Ma se col dito di Dio io scaccio i demoni, certo il regno di Dio è giunto fino a voi. Quando il forte guarda in armi l'atrio, è in sicuro tutto quanto possiede. Ma se viene uno più forte di lui e lo vince, gli toglie tutte le armi nelle quali confidava e ne divide le spoglie. Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie meco disperde. Quando lo spirito immondo, è uscito da un uomo, va per luoghi aridi cercando riposo, e, non trovandolo, dice: Ritornerò a casa mia da cui sono uscito. Quando vi giunge, la trova spazzata e adorna. Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrati, ci si stabiliscono. E l'ultima condizione di quell'uomo è peggiore della prima. Or avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna, alzando la voce, in mezzo alla folla, gli disse: Beato il seno che t'ha portato e il petto che hai succhiato. Ed egli aggiunse: Beati piuttosto quelli che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio.
Demoni muti.
Il demonio dal quale Gesù liberò l'ossesso del Vangelo
rendeva quest'uomo muto; ma appena ne uscì lo spirito delle tenebre, che
lo vessava, la lingua di quel poveretto si sciolse. È un fatto che ci dà
l'immagine del peccatore divenuto schiavo del terribile vincitore che lo
rese muto. Se questo peccatore parlasse per confessare le sue colpe e
domandare la grazia, sarebbe salvo. Quanti demoni muti, sparsi ovunque,
impediscono gli uomini di fare questa salutare confessione che li
salverebbe ! La santa Quarantena procede e i giorni della grazia
passano: approfittiamo del tempo favorevole, e, se siamo nell'amicizia
di Dio, preghiamo insistentemente per i peccatori, affinché muovano la
lingua, si accusino e siano perdonati.
Potenza dei demoni.
Ascoltiamo ora ciò che il Salvatore ci dice sui nostri
invisibili nemici. Con la loro potenza e scaltrezza, coi loro mezzi di
nuocerci, chi potrebbe resistere loro, se Dio non ci sostenesse e non
avesse incaricato i suoi Angeli a vegliare su di noi e a combattere a
nostro fianco? Ma intanto col peccato, noi c'eravamo consegnati nelle
mani di quest'immondi e
odiosi spinti, ed avevamo preferito il loro tirannico dominio al
giogo tanto soave e leggero del nostro compassionevole Redentore.
Ora che ce ne siamo liberati, o
stiamo per farlo, ringraziamo il
nostro liberatore, e stiamo ben attenti a non ricadere mai più in
mano a questi abitatori infernali. Gesù ci avverte del pericolo che
incombe. Essi torneranno a forzare la dimora dell'anima nostra
santificata dall'Agnello della Pasqua: se saremo vigilanti e fedeli,
si ritireranno confusi; ma se saremo tiepidi e fiacchi, e perderemo di
vista il dono della grazia e gli obblighi che ci legano a colui che ci
ha salvati, la nostra rovina sarà certa; e, secondo la terribile
parola di Gesù, "l'ultima condizione sarà peggiore della prima".
Essere con Cristo.
Vogliamo
evitare una sì grande disgrazia? meditiamo quell'altra parola di
Gesù nel Vangelo: "Chi non è con me è contro di me". Ciò che
ci fa ricadere nei lacci del demonio, facendoci dimenticare tutto ciò
che dobbiamo al nostro liberatore, è che non ci schieriamo
sinceramente da parte di Gesù Cristo, di fronte alle occasioni nelle
quali il cristiano deve saper pronunciarsi con fermezza. Si nicchia, si
temporeggia: e intanto l'energia dell'anima s'affievolisce; Dio non
elargisce più con l'abbondanza di prima le sue grazie,
e la ricaduta è imminente. Camminiamo dunque con passo fermo e
sicuro, e ricordiamoci che il soldato di Gesù Cristo deve sempre
onorarsi del suo Capo.
PREGHIAMOAccogli, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, i voti degli umili e stendi a potenza della tua maestà a nostra difesa.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 557-565
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