lunedì 9 gennaio 2017

L'eclissi del Bello

Che l'intelletto umano abbia immense potenzialità è senz'altro vero, come lo è anche, d'altro canto, il fatto che, per quanto profondi e capaci possiamo essere, non siamo intelligenze angeliche, ovvero non riusciamo a comprendere hic et nunc la totalità del mistero nè a godere pienamente dell'ineffabilità intelligente e caritatevole di Dio. Il quale, dall'alto della Sua bontà, ci ha forniti di mezzi e strumenti  che, sebbene non possano donarci gli occhi degli angeli, sono preziosissimi viatici per avvicinarci a Lui, annusarLo, intuirLo, percepirLo, conoscerLo, assaggiarLo anche da quaggiù, nella nostra pur imperfetta e limitata capacità di comprensione.

Saint Denis, Francia

 Il Bello e con lui la capacità umana,  precipuamente, esclusivamente umana, tra tutte le creature, di plasmarlo ed apprezzarlo è uno di questi. Ben lungi dal poter essere ascritto ad una mera categoria estetica o a balocco per raffinati addetti ai lavori, esso inerisce ad ogni uomo, dal più colto ed erudito, che di lui si è pasciuto in abbondanza ed ha imparato a decodificarlo, al più grezzo, nel senso etimologico del termine, ed inconsapevole, che, guarda caso, però, quando se lo trova davanti al naso, pur senza sapere nè il perchè nè il percome, per un attimo viene catapultato in una dimensione a lui forse poco nota, ma che risuona istintiva dentro l'anima, e da cui sgorgano stupore, gratitudine, desiderio.


San Donato, Arezzo

 Più di mille fiumi di parole, discorsi interminabili che pretendono, con ingenuità e superbia insieme, di costringere l'illimitato nel limite del piano puramente razionale, il Bello parla ed insegna, educa e nutre, aiutando misericordiosamente quindi, di conseguenza, a convertirsi ed a salvarsi.

Ma il nostro sciagurato evo, unitamente a grandissima parte della chiesa cattolica, tutto questo sembra proprio averlo voluto gettare alle ortiche. Sarebbe davvero troppo lungo spiegare i motivi di questa scelta suicida e non è questa la sede in cui affrontarne un'analisi esaustiva, ma ci pare doveroso quantomeno segnalare l'inquietante fenomeno, con la mai del tutto spenta speranza che un barlume di senno o un'afflato di carità verso noi povere pecorelle muova a compassione i pastori dei nostri giorni.    


 Proponiamo, a tal proposito, una riflessione pacata ma puntuale del vaticanista Aldo Maria Valli, comparsa qualche settimana fa sul suo blog "Duc in altum" e ci uniamo alle sue accorate domande.



In morte della bellezza

Chiesa Santa teresa Calcutta, Roma
Ogni volta che viene consacrata una nuova chiesa sono contento, perché Dio ha una nuova casa e le persone un luogo dove pregarlo. Se poi il luogo in cui la chiesa è consacrata è una periferia desolata, ancora meglio: in mezzo ai palazzoni-dormitorio, dove magari non c’è neanche una piazza per incontrarsi, la chiesa diventa un’isola di umanità e di speranza in un mare di grigiore reale ed esistenziale.Tra le periferie più desolate ci sono quelle romane, e dunque quando su «Roma sette», supplemento di «Avvenire», ho letto che a Ponte di Nona sarà presto consacrata una chiesa intitolata a Santa Teresa di Calcutta, ho pensato: che bello!
Poi purtroppo ho visto la foto.
Questa nuova chiesa, devo dire, non è brutta. È orrenda. E allora mi sono chiesto: perché? Voglio dire: perché una chiesa così orrenda? E perché le chiese nuove sono tutte immancabilmente orrende? Che cosa abbiamo fatto di male noi cattolici contemporanei per meritarci chiese che fanno letteralmente spavento? Quale colpa dobbiamo espiare?
Mi piacerebbe chiederlo ai vescovi e ai responsabili diocesani che si occupano di queste cose. Qui non posso pubblicare immagini, ma vi chiedo di andare a vedere in internet. Se cercate la nuova chiesa dedicata a Santa Teresa di Calcutta, a Ponte di Nona, a Roma (via Guido Fiorini, 12) la trovate subito. Purtroppo.

Penso che se avessero chiesto di disegnarla a un bambino di sei anni il risultato sarebbe stato di gran lunga migliore. Come definire questa presunta chiesa? Un magazzino? Un hangar? Un pezzo di fabbrica? Un bunker? Una casamatta?

Secondo l’architetto, del quale per carità non faccio il nome, vista di profilo la chiesa può contenere l’immagine di Madre Teresa in preghiera. Ci vuole una certa immaginazione. Il problema è che, di profilo o non di profilo, questo edificio resta orrendo. Quello che dovrebbe essere il campanile sembra una lunga zanna cariata, oppure una specie di torretta industriale, o una cabina elettrica non terminata. Quanto al corpo centrale, potrebbe sembrare la tribuna di uno stadio, ma una brutta tribuna di un brutto stadio.
E vogliamo parlare dell’interno? Un grande vuoto. Di una freddezza sconcertante. Penso che un deposito di frigoriferi, al confronto, trasmetta più calore.
Ora torno alla domanda di prima: perché? Perché le chiese di questi nostri tempi devono essere così orrende? Perché ci siamo condannati alla bruttezza estrema, senza speranza? Perché gli architetti ai quali vengono commissionate non sanno fare altro che tirare linee dritte come se fossero alle prese con il progetto d’un supermarket? Perché ignorano del tutto il bisogno di raccoglimento e di intimità spirituale? Perché non possiedono nemmeno una briciola di senso del sacro? Ma, soprattutto, perché le nostre diocesi si rivolgono proprio a questi architetti che sembrano ignorare tutto della vita della Chiesa? Perché, a dirla tutta, i nostri vescovi commissionano chiese a chi, con ogni evidenza, la Chiesa la odia? Possibile che non ci sia in giro un architetto dotato di un minino di pietà per i fedeli e di un minimo di amore per nostro Signore?



Chiesa di San paolo, Foligno


Mentre scrivo, mi viene in mente una possibile risposta. Forse è tutto un calcolo astuto. Siccome le liturgie, in queste nostre chiese di questi nostri tempi, sono spesso, a loro volta, orrende, ecco che i signori vescovi pensano: per liturgie orrende ci vogliono chiese orrende, è una questione di coerenza. Per liturgie sciatte, a base di schitarrate e canti sguaiati, con altoparlanti che ti sfondano i timpani, cori stonati, preti che pensano di essere a un talent show e fedeli che si comportano come se fossero al centro commerciale, è giusto mettere a disposizione chiese adeguate.
Non so se questo sottile ragionamento – che comunque è un’ipotesi – sia animato anche da un intento pedagogico, ma penso di no.

Probabilmente l’intento è soltanto punitivo.
Ma ecco che mi si propone un’altra risposta. E se fossimo davanti, ancora una volta, al vecchio complesso d’inferiorità che immancabilmente coglie molti nostri pastori? Se, semplicemente, facendo costruire queste chiese che sembrano magazzini, i nostri pastori pensassero di essere «moderni»? Probabilmente anche loro le considerano orrende, ma per non mostrarsi arretrati e inadeguati dicono che sono belle, innescando così un equivoco terribile e senza fine, a causa del quale gli architetti presentano progetti sempre più orrendi e i vescovi dicono che sono sempre più belli.
Il problema è che le vittime finali siamo noi poveri fedeli, costretti a frequentare luoghi di culto dai quali, se non fossero stati consacrati ufficialmente, staremmo certamente alla larga, tanto sono repellenti.
Basilica Sant'Antonio , Padova

Mi viene da sorridere, amaramente, pensando che noi contemporanei, capaci solo di sfornare chiese orribili e agghiaccianti, ricorriamo all’espressione «secoli bui» per parlare del medioevo, quando i nostri progenitori costruivano cattedrali meravigliose, capaci di indurre a pensieri di fede perfino gli atei più incalliti. Se quelli erano «secoli bui», i nostri che cosa sono? Una cosa è certa: le chiese nuove, al contrario delle cattedrali medievali, riescono a indurre pensieri di ateismo perfino nei cattolici più devoti.
Non so se ci avete fatto caso, ma nelle chiese nuove, in questi ambienti terribili che non sembrano case di Dio ma luoghi di punizione e perdizione, non si sa letteralmente dove guardare. Non avendo un’anima, non hanno un centro. Per trovare il tabernacolo, un visitatore può impiegare un bel po’, e magari alla fine non lo trova. Non c’è niente che conduca lo sguardo e lo spirito verso il cuore della chiesa. Tutto sembra pensato, piuttosto, per sviare e confondere. Tutto sembra pensato e progettato perché tra lo spazio di fuori, quello della quotidianità, e lo spazio di dentro, quello che dovrebbe essere lo spazio sacro, non ci sia alcuna differenza. Bruttezza fuori, bruttezza dentro. Anonimato fuori, anonimato dentro. Appiattimento fuori, appiattimento dentro.

Nostra Signora della Misericordia, Baranzate (Mi)

Ora, io so bene che il buon Dio non si fa problemi e abita tra noi ovunque. Ma perché noi non siamo più capaci di rendergli gloria? Perché facciamo di tutto per accoglierlo male? Perché i nostri pastori si ostinano a trovargli case così terribili, così inospitali, così fredde, quasi che, anziché invitarlo a entrare, lo volessero cacciar via?
Sento già la risposta: ma tu sei un vecchio conservatore e consideri brutto tutto ciò che è moderno e bello solo ciò che è antico!
Eh no, cari miei. Io sarò pure un vecchio conservatore, ma considero brutto ciò che è oggettivamente brutto, e rivendico il diritto di dirlo a voce alta. E forse, se ci mettessimo in tanti, a dirlo, qualcosa potrebbe cambiare.
Da Platone a san Tommaso, la bellezza è un attributo della verità e dunque di Dio. Noi invece inseguiamo la bruttezza. Perché? Solo stupidità? Solo sciatteria? No, senz’altro c’è di più. Immersi in un pensiero che prova odio per l’idea stessa di verità e considera inesistente il bene oggettivo, non possiamo far altro che consegnarci al brutto. È fatale. Ma che questo avvenga con il timbro dei pastori mi mette una grande tristezza.
Se è vero, come scrisse Dostoevskij, che la bellezza salverà il mondo, mi sa tanto che noi dobbiamo considerarci spacciati.

Aldo Maria Valli

San Giovanni, Val di Funes (Bz)



4 commenti:

  1. Valli mette il dito nella piaga, eppure era sempre così moderato.....
    è che la situazione ha superato da un pezzo il livello di guardia

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  2. questo tuo post può ricollegarsi ai miei di qualche anno fa, che linko:

    http://esperidi.blogspot.it/2011/05/beatitudini-relative.html

    http://esperidi.blogspot.it/2011/05/i-nuovi-mostri.html

    http://svulazen.blogspot.it/2012/03/unipol-bologna-e-varie.html

    http://svulazen.blogspot.it/2013/02/arti-e-artefiera-bologna.html

    una "bella" rassegna dell'orrore, o della morte della bellezza che dir si voglia

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  3. Si potrebbe sapere quanto e' costata ognuna di queste costruzioni "alternabili/convertibili "?
    Si potrebbe raffrontare con il costo di una Chiesa con spazio e campanile "classico" ?

    Sembra di notare che sulle torrette del megascivolo di S.Teresa non hanno considerato manco la presenza di una campana per richiamare i fedeli alla preghiera . Ecche' vogliamo disturbare o fare proselitismo ?

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    1. Pertinentissimi quesiti, caro anonimo del 12 gennaio. Mettiamoli insieme a quelli espressi da Valli. Chissà che a forza di accumularne a qualcuno non venga in mente di darci lumi...

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