martedì 30 gennaio 2018

Breve riflessione sull'ovvio



Ovvio, ma di questi tempi forse non tanto.

Captando vari discorsi intorno, ecco alcuni spunti.
Ci si domanda talvolta come commettere pochi peccati. 
Ma il vero traguardo del cristiano è la santità, perchè Dio ci chiama continuamente alla santificazione.


1Tessalonicesi 4,7

"Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione."

Ma come si fa a vivere nella santità? 
Certo, serve spogliarsi di sè e lasciare operare la Grazia.
Non è atteggiamento giusto nemmeno parer attendere una grazia dal cielo che poi si dice non arrivi,
se poi mai ci spogliamo di noi stessi e perseveriamo metodicamente negli stessi errori,
perchè in quel caso non è la grazia che non è arrivata, 
ma saremmo noi che ci siamo induriti
o chiusi, fino ad arrivare all'imperdonabile, che è la resistenza allo Spirito Santo.

Proverbi 23,26

"Fa' bene attenzione a me, figlio mio,
e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli."


 
Se Dio in qualche modo ci ha chiamati, ci ha toccati, ci ha attirati a sè, 
dobbiamo imparare ad amare Dio e rivolgerci sempre a Lui; questo amore genererà in noi l’amore per i suoi Comandamenti, che mai sono passati di moda, e il desiderio di osservarli. Chi ama Dio, anche se tentato, trova piacere nell'obbedire ai suoi Comandamenti.

Giovanni 15


1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9 Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17
 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri."


Se si rimane nella Comunione col Signore, conservando le sue parole nel nostro cuore e mettendole in pratica, porteremo  
il frutto dello Spirito 
che è sempre amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5, 22).

Il vuoto spirituale invece è quello che conduce al peccato.


Dunque, praticando vari esercizi spirituali di preghiera e digiuno, o rinuncia alle cose cattive, possiamo avvicinarci al Signore e sperimentare la sua presenza nella nostra vita e il suo amore per noi.

Il Signore promette dicendo: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato” (Gv 15, 5). Quindi, quando noi gli chiediamo di purificare il nostro cuore dal quale provengono le intenzioni cattive (Mt 7, 21), Egli ci purificherà da tutte le nostre sozzure, 

ci darà un cuore nuovo, 
metterà dentro di noi uno spirito nuovo, 
porrà il suo spirito dentro di noi, 
ci farà vivere secondo i suoi statuti 
e ci farà osservare e mettere in pratica le sue leggi (Ez 36, 25 - 27).

A volte si tratta di rivoluzionare una vita intera e un'intera struttura interiore.

A volte si tratta anche di fare attenzione ai propri appetiti. Altre, di attenzione alla propria condotta. Sempre, di staccarsi dai legacci della carnalità, dagli impulsi del momento, 
ma anche dalla prigione del proprio personale psichismo, 
e aprirsi allo spirito.

Un esempio quotidiano, piccolo. Le sostanze alcoliche e le sostanze che vengono usate come droga non sono in sé e di per sé un male perché ci sono alcuni farmaci che le contengono e i medici, in alcuni casi, consigliano di assumere piccole quantità di vino rosso per i suoi effetti salutari.
Anche in tempi remoti, il vino veniva usato come medicinale per la cura di qualche malattia e per alleviare dolori, o per berlo al posto dell'acqua che spesso era infetta. Lo stesso San Paolo, nella sua prima lettera a Timoteo, gli consiglia di smettere di bere acqua, invitandolo, invece, a bere un po’ di vino a causa dello stomaco e delle sue frequenti indisposizioni (1Tm 5, 23).

Ma le S. Scritture suggeriscono in tutto moderazione, e proibiscono l’abuso delle bevande alcoliche e delle sostanze stupefacenti che alterano lo stato della coscienza.
 

Ciò che Dio comanda riguarda a queste sostanze è:
- di non ubriacarsi: “Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito” (Ef 5, 18),
- di non desiderare il vino: “Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nella coppa e scende giù piano piano; finirà con il morderti come un serpente e pungerti come una vipera” (Pr 23, 31, 32),
- di non permettere che i nostri corpi siano dominati da nulla: “Tutto mi è lecito! Ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Ma io non mi lascerò dominare da nulla” (1Cor 6, 12), “Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l’ha vinto” (2Pt 2, 19).

Con il modo di essere e il modo di comportarsi, ognuno esprime la propria personalità e si rivelano le qualità del proprio cuore.


Cristo Signore stesso disse: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6, 45).


Siracide 5,15

"Non far male né molto né poco,
e da amico non divenire nemico"




Dunque, ci si dice appartenenti al cattolicesimo per figurare nei dati Istat,

perché così ci è stato insegnato in famiglia ed è un'abitudine,

perchè ci piacciono certi canti,

perchè ci piacciono certi riti,

o perché ci si è convertiti al Dio Vivente?



Inizialmente spesso si ricevono educazione ed insegnamenti religiosi in famiglia e in Chiesa, però ognuno, se vuole, deve coltivare la consapevolezza della presenza di Dio e il proprio rapporto intimo personale con Lui fino a sperimentare l’opera divina nella propria vita; 
perché il Cristianesimo non è formato solamente da dottrine o dogmi in cui bisogna credere, 
ma è soprattutto il vivere con Cristo.

Chi ama Dio non vuole rattristare il suo Spirito Santo (Ef 4, 30), né sopporta di vivere lontano da lui per qualsiasi motivo, in quanto “il vivere è Cristo” (Fil 1, 21), né accetta di rinunciare alla sua benedizione in ogni passo della sua vita; 

ed è consapevole di potere tutto in Colui che gli dà la forza (Fil 4, 13). 
Perciò osserva i comandamenti del Signore con gioia.

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